Fosfatasi alcalina (ALP): alta, bassa e valori normali

Le fosfatasi indicano degli enzimi importanti per far sì che i processi chimici dell’organismo si manifestino nel minor tempo possibile e, nello specifico, esistono due tipologie fondamentali l’ACP (fosfatasi acida) e l’ALP (fosfatasi alcalina). Quest’ultima, a sua volta, interessa enzimi che si concentrano in particolar modo nel fegato, nelle ossa, nell’intestino e nel pancreas ma possono trovarsi anche nella placenta e nei reni.

Fosfatasi alcalina

L’esame delle fosfatasi avviene tramite l’analisi di un campione di liquido ematico e il loro quantitativo aumenta quando si prende in considerazione il fegato e l’interno delle ossa poiché le loro disfunzioni possono essere causate da un’anomalia nella produzione della fosfatasi alcalina (ALP). Nello specifico, un’alta concentrazione di ALP risulta nella norma quando sono presi in considerazione soggetti molto giovani e che sono appena entrati nella fase adolescenziale e ogni età ha presenta un quantitativo differente.

La verifica delle fosfatasi viene solitamente affiancata ad altre analisi come quella riguardante la bilirubina e le transaminasi, di pertinenza del fegato. Se quest’ultimo risulta perfettamente sano, allora le cause dei risultati anomali dell’APL vanno ricercati nelle ossa che potrebbero essere interessate da anomale concentrazioni di calcio e fosforo. Un’alta concentrazione di fosfatasi inoltre potrebbe segnalare carenze non solo di calcio ma anche di vitamina D, una reazione negativa dell’organismo nei confronti di un regime alimentare ricco di grassi e altre patologie quali cirrosi, epatiti e tumori. Tale risultato può presentarsi anche per le donne in stato interessante o nel caso di fratture.

Viceversa, una concentrazione di fosfatasi insufficiente potrebbe invece segnalare anemia, disfunzioni legate alla tiroide (ipotiroidismo) celiachie e patologie di natura genetica e quindi ereditaria. Solitamente il controllo delle fosfatasi è una prassi medica normale ma potrebbe anche essere consigliata quando il paziente presenta sintomi legati a disturbi alimentari e ad un’anomala colorazione delle urine e delle feci. Dato che l’alterazione delle fosfatasi può essere individuata nel poco appetito o in problemi nell’alimentazione, prima di analizzarne è bene presentarsi a stomaco vuoto.