Digiunare un giorno fa bene?

Si parla molto, oggi, di come il benessere fisico sia connesso a quello mentale, di come sia importante gestire la propria salute in maniera consapevole calibrando con attenzione l’alimentazione e l’attività fisica. Una delle teorie che va per la maggiore negli ultimi anni è quella per la quale ‘un giorno di digiuno completo’ potrebbe favorire la salute del corpo e la depurazione dell’organismo.

Si parla a questo proposito di digiuno terapeutico, un trattamento reso celebre, grazie al compianto prefessor Umberto Veronesi, ma che ha origini decisamente antiche. In molti testi di storia, si spiega come si tratti di una pratica che già gli antichi egizi e i greci ritenevano molto salutare, addirittura una panacea per tutte le malattie. Va da sé che le cose non stiano esattamente così, ma diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che digiunare per un giorno può comportare vantaggi in tema di salute e benessere generale. Vale la pena scoprire se, dati scientifici alla mano, si tratti effettivamente di una soluzione.

In che cosa consiste il digiuno terapeutico?

Consiste nell’astensione totale o parziale dal cibo per un giorno a settimana. L’astensione, abbiamo detto, è parziale se si consumano comunque succhi di frutta e verdura.

Uno studio dell’Intermountain Medical Center a Murray, nello Utah, ha evidenziato che un digiuno di ventiquattrore, ancora meglio se praticato frequentemente (per esempio, un giorno a settimana) può aumentare la resistenza dell’organismo rispetto alle malattie, il consumo del colesterolo, la riduzione delle cellule adipose, e farebbe diminuire il rischio di incorrere in malattie che diabete (del 50%) e problemi cardiocircolatori (del 58%).

Viene quindi data una dignità scientifica alla tecnica del digiuno terapeutico che però, spiegano gli esperti gastroenterologi, non dovrebbe essere prolungato oltre le 24 ore. I digiuni troppo lunghi, infatti, favoriscono le infezioni e possono anche interferire con i ritmi circadiani, cioè con l’orologio interno al corpo.

Un team di scienziati del National Institute of Ageing a Baltimora, negli USA, ha invece dimostrato che un ciclo breve di mancata assunzione di cibo ( non superiore di un giorno a settimana) proteggerebbe anche il cervello da alcune delle più temibili malattie neuro-degenerative, come il morbo di Alzheimer.

Come funziona il digiuno terapeutico?

Consiste nell’astensione per 16 o 24 ore a settimana dall’ingestione di alimenti solidi, accettando invece di nutrire il corpo attraverso pasti in forma liquida.

Per questo lasso di tempo, andrebbero assunti solamente liquidi o succhi, non superando mai le 300 kcal. Ovviamente questo trattamento sarebbe del tutto inutile aspettare lo scoccare della mezzanotte per poi mangiare a volontà. Digiunare è un’attività molto seria che necessita di un programma preciso, che bisognerà impegnarsi a rispettare.

Si consiglia di predisporre un giorno fisso a settimana per digiunare, in modo da poter predisporre al meglio la dieta del giorno precedente. Il giorno prima del digiuno sarebbe bene alimentarsi a base di frutta e di verdura cruda, brodi, succhi di frutta e frullati naturali, e di fare una cena leggera. Ricordatevi di dormire almeno otto ore. E’ sconsigliato invece effettuare il giorno di astinenza alimentare se si va al lavoro (per questo si consiglia di effettuarlo nel fine settimana), onde preservare le energie, sia fisiche che della mente.
Durante la dieta del digiuno bisogna bere acqua da sola o accompagnata da frutta. A titolo informativo, suggeriamo come alcuni soggetti bevono brodi o infusi. Il giorno seguente, rispetto a quello in cui si ha digiunato, evitate le abbuffate e rimanete leggeri nei pasti.

Le prime volte potrebbe essere difficile e la tentazione di recuperare tutto quello che non si è mangiato in giorno precedente potrebbe essere forte, ma se riuscirete a resistere nel tempo, noterete un reale giovamento al vostro corpo.