Fibrinogeno alto, basso e valori normali
Un’altra sostanza importante per quanto riguarda la coagulazione del liquido ematico è il fibrinogeno altrimenti detto fattore I. I fibrinogeno è una proteina che, in caso di lesione, si discioglie creando dei filamenti che creano una rete protettiva attorno alla ferita e su di essi si innestano anche le piastrine. Il tutto avviene all’interno del processo dell’emostasi descritto nella analisi del PPT e dell’aPPT.
Il test inerente il fibrinogeno tuttavia determina la quantità effettiva presente nel sangue ma non può fornire ulteriori informazioni sulla correttezza delle sue funzioni. Tuttavia esso viene eseguito quando il paziente riporta problemi nella coagulazione sanguigna e nelle funzionalità del fegato e se è andato incontro a degli episodi di trombosi. L’aumento di questa proteina poi diventa particolarmente acuta quando nell’organismo si sviluppano malattie che causano infiammazioni e lesioni come i tumori, le patologie cardiache e gli ictus.
Che il fibrinogeno sia insufficiente o eccessivo si hanno un’ampia gamma di malattie e stati di malessere. I valori insufficienti infatti possono essere determinati embolie, anemia, aborti, tumori e trasfusioni mentre valori troppo alti possono essere causate da epatiti, ictus, coronopatie, polmonite, tubercolosi, uremia e interventi chirurgici.
Durante la verifica è bene avvisare se si è stati sottoposti a delle trasfusioni o se si assumono medicinali come la pillola anticoncezionale o se c’è una gravidanza in atto. Per il resto non vi sono ulteriori accorgimenti da tenere in considerazione ma è bene chiedere ulteriori conferme al proprio medico di base.
L’aumento di fibrinogeno è considerato normale in caso di gravidanze e normali processi infiammatori e, una volta superate queste fasi, solitamente torna ai livelli standard. La situazione è però critica e non ha terapie curative quando si ha a che fare con l’artrite reumatoide. In generale, per equilibrare i livelli di fibrinogeno è sufficiente seguire un’alimentazione volta a diminuire il colesterolo cattivo e aumentare quello considerato buono.