Protesi anca per combattere il rischio invalidità da artrosi
L’artrosi colpisce oltre 4 milioni di italiani e, nei casi più gravi, è inevitabile ricorrere alla protesi anca o ginocchio per ripristinare il funzionamento dell’articolazione danneggiata. Nessuno sembra immune dall’artrosi, che inizia a manifestarsi oltre i 40 anni e i danni maggiori si verificano, solitamente, dopo i 75 anni. Dalle statistiche i più colpiti sono coloro che soffrono di diabete, varici, obesità, iperuricemia e iperlipidemia. Questa patologia degenerativa si sviluppa in modo lento, graduale e si trasforma in malattia cronica manifestandosi con dolore, rigidità ed utilizzo limitato dell’articolazione compromessa. E’ la patologia osteo-articolare più diffusa e può coinvolgere una o più articolazioni. In ordine di importanza e di diffusione, ritroviamo la coxartrosi (l’artrosi dell’anca), del ginocchio, la spondiloartrosi che compromette le articolazioni vertebrali.
Protesi anca e ginocchio: le uniche risposte certe
Indubbiamente, le cause dell’artrosi si collegano alla degenerazione tissutale dovuta all’invecchiamento, all’usura delle cartilagini favorita da sovrappeso, ereditarietà, malattie della circolazione, fratture, traumi da sport, lesioni articolari. Le lesioni artrosiche colpiscono la cartilagine o l’osso sottostante? Alcuni studiosi non sanno dare una risposta certa a questo quesito. L’unica risposta certa per trovare una soluzione repentina ed efficace è ricorrere ad interventi chirurgici sicuri per l’impianto della protesi anca o protesi ginocchio.
Ricorrere alla protesi anca nei casi più gravi
Nei casi più lievi, l’artrosi (o, meglio, sintomi e conseguenze di questa malattia degenerativa) può essere affrontata sottoponendosi a sedute di fisiochinesiterapia o ricorrendo ad antinfiammatori e analgesici. Un altro rimedio è associato alle infiltrazioni cortisoniche ma non si può abusare di questo trattamento che, a lungo andare, può favorire l’osteoporosi peggiorando la situazione. Nei casi più gravi, l’unica soluzione efficace, rapida e sicura, ad oggi, è prepararsi ad un intervento per l’impianto di una protesi anca o ginocchio. Vediamo, in particolare, in che consiste la protesi anca.
La funzione della protesi anca e ginocchio
La protesi, che si tratti di ricostruzione dell’anca o del ginocchio, ha la funzione di sostituire l’articolazione compromessa. In termini di efficacia e sicurezza, le statistiche parlano chiaro: gli interventi di chirurgia ortopedica per l’impianto della protesi anca o ginocchio portano a risultati positivi perché non sono rischiosi, la loro efficacia dura per molti anni ed il recupero post-intervento è estremamente rapido. Se si pensa che l’artrosi è la prima malattia (degenerativa) invalidante al mondo, gli interventi per il ripristino delle funzionalità articolari dell’anca, come per il ginocchio, sono una chance quantomeno preziosa.
Protesi anca totale: cosa c’è da sapere
Quando il danno all’anca diventa grave e invalidante compromettendo attività come camminare o fare le scale a causa di rigidità, dolore o limitazione nell’uso dell’articolazione, è necessario ricorrere alla protesi anca totale (conosciuta anche come artroplastica totale dell’anca). Osso e cartilagine dell’anca vengono sostituiti da una protesi costituita da vari elementi protesici in ceramica e polietilene. E’ necessario affidarsi a chirurghi ortopedici esperti nel settore per sperare in un intervento sicuro ed efficace, in grado di migliorare il movimento eliminando o riducendo il dolore.
Sarà il chirurgo ortopedico a consigliare l’intervento per impiantare la protesi anca totale, dopo aver valutato dalla visita, dai sintomi ed attraverso la lettura dei raggi X (ed, eventualmente, della Risonanza Magnetica Nucleare) che rivela la condizione di osso e tessuti molli dell’anca, se è il caso di procedere o meno. Dopo l’impianto, la permanenza in ospedale è di breve durata (da 4 a 15 giorni) e sarà necessario seguire un programma di fisioterapia per la riabilitazione. Di norma, il paziente potrà riprendere le normali attività quotidiane in breve tempo (dopo due o quattro settimane).