Ecco la proteina che causa lo scompenso cardiaco

La causa dello scompenso cardiaco è da individuare in una proteina che ne influenza lo sviluppo e attraverso la quale è possibile prevedere il destino dei pazienti: a rivelarlo è una ricerca che è stata pubblicata sulla rivista Circulation e che è stata condotta da un team di studiosi dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con la collaborazione della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. Dopo la scoperta di questa novità, per la ricerca del settore si aprono prospettive importanti, indirizzate verso terapie studiate su misura e strategie mediche personalizzate a seconda del rischio di ciascun paziente.

Lo scompenso cardiaco

Ma in che cosa consiste lo scompenso cardiaco? Esso può essere considerato come la strada finale di un gran numero di patologie del cuore, ma soprattutto è una delle cause di morte più diffuse nei Paesi occidentali. Lo studio che è stato reso noto attraverso Circulation, vale a dire la rivista scientifica di cardiologia più prestigiosa al mondo, pone un nuovo punto di partenza nel settore, evidenziando che la troponina T, una proteina del cuore che di solito viene utilizzata per diagnosticare l’infarto miocardico acuto, permette agli specialisti di predire la sorte di chi è colpito da scompenso, in virtù del dosaggio ematico della proteina stessa con metodiche ad elevata sensibilità.

I cardiologi Giuseppe Vergaro, Alberto Aimo, Claudio Passino e Michele Emdin, insieme con lo statistico Andrea Ripoli, hanno preso in esame i dati relativi a più di 9mila pazienti provenienti da studi americani ed europei. La meta-analisi effettuata su dati singoli e altri metodi statistici all’avanguardia hanno permesso di conoscere per la prima volta di valori di soglia di rischio della troponina T da considerare nella decisione clinica: 18 nanogrammi per litro. Come detto, dosando la proteina si ha l’opportunità di modificare la strategia terapeutica in funzione del rischio individuale di ciascuna persona, e al tempo stesso di conoscere in anticipo in che modo la patologia si potrà evolvere.

La troponina T

Le osservazioni relative all’impiego della troponina T costituiscono una novità assoluta in questo ambito: i risultati che sono stati resi noti mettono in risalto l’importanza rivestita dai biomarcatori di danno cellulare in rapporto alla valutazione integrata dei soggetti che soffrono di patologie cardiache. Gli stessi biomarcatori si rivelano, ormai, indispensabili per sviluppare e per mettere a punto strumenti di diagnosi e di cura dello scompenso cardiaco, che – come può confermare qualsiasi cardiologo a Bolzano, a Roma, a Milano o in ogni altra città italiana – è non solo una delle malattie più frequenti, ma anche e soprattutto una delle patologie più pericolose.

Le ricadute cliniche e i benefici derivanti dalla ricerca compiuta da Passino e dagli altri membri del team sono evidenti: l’analisi delle informazioni di ben 9.289 persone di tutto il mondo ha consentito di arrivare a una constatazione che, grazie ai ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, sarà in grado di migliorare e di prolungare la vita di centinaia di milioni di persone in tutto il pianeta.