PCR e hsCRP: valori alti, bassi e normali
Con PCR si ha la sigla che identifica la proteina C-Reattiva il cui compito è di sostenere il sistema immunitario nella lotta contro batteri e sostanze nocive per l’organismo. Prodotta dal fegato e presente nel liquido ematico, la proteina C-Reattiva viene solitamente calcolata in seguito ad un intervento chirurgico e se ci sono infezioni in atto come la sepsi oltre che controllare lo stadio di malattie perenni come il lupus o la vascolite.
L’analisi del PCR è solitamente affiancato al test della VES ed è importante anche per capire se il paziente in esame è particolarmente soggetto a problemi cardiaci. Il quantitativo standard della proteina C-Reattiva è di 1,0 mg/L. al di sopra di questo valore (dall’1,0 mg/L ai 3,0 mg/L) possono sopraggiungere diversi stadi di rischio di contrarre le patologie sopra indicate. Al di sopra degli 8 mg/L comunque non si parla più di rischio ma di infezione vera e propria e anche molto grave.
Oltre la sepsi, al lupus, alla vascolite e al decorso post operatorio, l’aumento della PCR può rilevare artrite reumatoide, cancro al colon, pancreatite, tubercolosi, appendicite e varie infiammazioni che interessano l’intestino e la zona pelvica. Prima di eseguire l’esame, che viene prescritto dal medico di base nel caso siano stati comprovati i rischi alla quale il paziente può incorrere, non è necessario seguire alcun accorgimento particolare. Tuttavia è bene segnalare se sta seguendo cure all’interno delle quali deve assumere medicinali anti infiammatori e anti dolorifici dove i principi attivi preponderanti sono l’ibuprofene e anti piretici come la Tachipirina.
Tra le malattie che possono determinare un innalzamento della proteina C-Reattiva (PCR) anche l’obesità non va trascurata. Il tessuto adiposo in eccesso infatti produce sostanze, dette citochine, che favoriscono il processo infiammatorio dell’organismo oltre ad essere una delle cause principali che favoriscono il sopraggiungere del diabete e problemi cardiaci.