I test di Coombs
Ci sono due tipi di test di Coombs, quello diretto e quello indiretto e, rispettivamente, calcolano gli anticorpi liberi sulla superficie degli eritrociti o quelli che si legano alle molecole che interagiscono con i globuli rossi.
Gli eritrociti hanno sulle loro pareti esterne una serie di antigeni che servono per capire il gruppo sanguigno che identifica un organismo e sono di diversi tipi, tutti possono fungere da collegamento ad anticorpi che si attivano qualora insorgesse una specifica malattia.
Tra le varie patologie che vedono gli anticorpi attaccarsi agli antigeni che ricoprono gli eritrociti vi sono il lupus, il linfoma e varie infezioni dell’organismo considerate autoimmuni. Ancora, un’altra possibile causa di malessere individuato dal test di Coombs, possono essere alcuni medicinali come antibiotici che, a loro volta, possono causare l’anemia.
In più, il test di Coombs può individuare un’anomalia tra il gruppo sanguigno materno e quello del feto causando una malattia emolitica. L’analisi serve per monitorare le condizioni di salute della gestante e l’eventuale terapia da seguire.
In generale, il test di Coombs, diretto e indiretto, viene effettuato quando si riscontra una qualche sintomatologia ascrivibile a una delle situazioni o patologie sopra elencate oltre che per capire se un paziente è compatibile con il gruppo sanguigno dal quale dovrebbe ricevere una trasfusione o per monitorare le reazioni dell’organismo una volta avvenuta. Se la trasfusione non è andata a buon fine, infatti, è molto probabile che si incorra in un improvviso innalzamento della temperatura corporea, tremori, dolori lungo la colonna vertebrale e tracce di liquido ematico nelle urine.
Prima di eseguire il test di Coombs non è necessario seguire alcun accorgimento specifico ma risulta essere una verifica importante quando il soggetto da esaminare presenta molti sintomi ascrivibili a una qualche anemia quali pallore, problemi nella respirazione e se fegato e milza risultano eccessivamente affaticati.